IPOGEO DI ROMA VECCHIA
SCOPERTA
Il Principe Alessandro Torlonia incaricò Lorenzo Fortunati di intraprendere dei nuovi scavi nella sua tenuta di Roma Vecchia per poter arricchire la collezione presente nel suo museo. Durante questi scavi e nel 1876, a poche centinaia di metri dal Casale di Roma Vecchia venne trovato un’ipogeo appartenuto ad uno dei proprietari delle meravigliose ville presenti all’interno del Parco o che doveva appartenere a gruppi di persone che abitavano gli insediamenti rustici della zona.
TOMBA CENTO SCALINI
Chiamata anche cosí, vi si accede per mezzo di una scala di 76 scalini scende al di sotto di 15 m rispetto al piano della campagna. Ai lati della scala, lungo il percorso, prima di giungere nell’Ipogeo, troviamo numerosi loculi, con l’iscrizione del Chrismon sulla calce esterna realizzati per collocare il corpo interamente, come era uso nella comunità cristiana.
CRYPTAE AI LATI DELLA SCALA
Sulla destra e sulla sinistra troviamo due cryptae ossia due gallerie, costruite in un secondo momento, scavando al lato dei muri nella scala, destinate ad ospitare le sepolture di amici, liberti e schiavi. L’area si ipotizza che fosse frealizza nel IV secolo d. C. e fosse utilizzata sino al VI secolo d.C.
Al termine della scala si accede ad un dromos coperto a botte
CRYPTAE CENTRALI
Superate le prime Crypte troviamo le gallerie centrali, i luoghi maggiormente sfruttati per le sepolture. Qui troviamo numerosi loculi disposti su ordini sovrapposti, delle tombe ‘a forno’, che sono delle tombe con dimensioni molto ridotte destinate a sepolture singole, e degli arcosoli, ossia delle nicchie arcuate nel cui interno sono collocati dei sarcofagi marmorei strigilati.
Nella Galleria centrale sulla destra troviamo una tomba del III sec. di Aelia Publia con dedica funeraria realizzata dai genitori Aelius Narcissus e Aelia Asfalis, morta molto giovane all’età di vent’anni. Continuando sulla sinistra, si apre un’altra galleria che ospita numerosi loculi.´
IL CUBICULUM – CAMERA SEPOLCRAL
Giungiamo dunque nella sala più importante il cubiculum, dove troviamo una cella con volta a crociera, a pianta rettangolare irregolare, costruita con tre nicchie, due laterali ed una frontale destinata ad accogliere le sepolture più importanti.
La prima nicchia entrando sulla sinistra conteneva i sarcofago dei figli Hilarino e Benerio di Mollicia, moglie del proprietario della Tomba. Come possiamo vedere nella foto, la nicchia ospitava due sarcofagi a lenòs, ossia a vasca, a tinozza, strigilati frontalmente, cioè ornati con delle scanalature ondulate. Uno finemente decorati con protomi, delle teste decorative, di leoni, contenenti all’interno delle fauci anelli mobili pendenti e l’altro decorato lateralmente con scene di lotta fra leoni e capretti.
Sui coperchi dei sarcofagi troviamo in uno delle maschere sceniche dionisiache. Mentre sull’altro, sono incise corse di ippocampi cavalcati da putti, decorati lateralmente da delle maschere tetrali.
Sulla nicchia posizionato sul lato antistante troviamo un enorme sarcofago, in marmo proconnesio, con tetto a doppio spiovente ornato con degli acroteri, delle decorazioni angolari, senza iscrizione che doveva essere destinato alla sepoltura di Mollicia e di suo Marito. Originariamente il sarcofago venne rinvenuto in buone condizioni, ma al giorno d’oggi la parte frontale è quasi completamente asportata.
L’ultima nicchia rimanente, seppur inizialmente doveva essere destinata ad ospitare la sepoltura più importante, non fu mai utilizzata, come ci suggerisce la presenza di loculi laterali, presenti nella nicchia, che ci fanno presupporre che non fosse possibile avere un sarcofago che impedisse l’accesso ai loculi.
Nel fondo delle pareti di tutte le nicchie troviamo delle finestre comunicanti con delle gallerie arenarie usate come cimitero.
La tabella inscritta contenente la dedica di Lucius al padrone Barbarus (ICUR VI 15796), riportata alla luce negli scavi ottocenteschi, era forse pertinente alla chiusura di uno dei loculi del cubicolo
LA LEGGENDA
La via Latina è ricchissima di Tombe ed ognuna di loro racconta una storia incredibile. Ma credo che troverete molto interessante la storia della Tomba dei Cento scalini. Questa non è una tomba come tutte le altre, e dovete sapere che questo sepolcro cambiò, per sempre il destino di tre giovani. La nostra storia comincia una notte nera, con tre ragazzi nel buio all’interno del parco, con in mente uno sciocco proposito. Tutti avevano sentito parlare dei Tesori della Via Latina, nascosti nelle tombe, ma Marco conosceva un luogo dove tutti avevano paura ad entrare, e per questo motivo tutto doveva essere esattamente come lo lasciarono, quelli che costruirono la tomba. Scendere lì poteva significare diventare ricchissimi, la tomba infatti doveva valere molto di più di quanto apparisse. Decisero di entrare e alla luce delle fioche luci delle torce, iniziarono la discesa nella tomba legandosi con un filo. I ragazzi però non erano soli, erano stati seguiti da altri uomini che li avevano visti e tagliarono la corda. Quando i tre ragazzi se ne accorsero era troppo tardi, ormai si erano persi nel labirinto della tomba. Disperati tentarono di ritrovare la via d’uscita, ma l’avidità del tesoro li aveva portati in una via di non ritorno. Si narra che gridarono, per giorni e giorni, ma nessuno li avrebbe potuti mai sentire. Erano scesi troppo in basso nel cuore della campagna e da quel giorno la Tomba dei Cento Scalini, divenne la dimora eterna di questi ragazzi. Ancora oggi passando accanto all’ingresso della tomba si possono udire le grida di aiuto disperate dei tre ragazzi che cercano la via d’uscita.
IPOTESI DELLA LEGGENDA
Questa è una leggenda, ma come tutte le storie, nascono da un fondo di verità. L’origine della leggenda potrebbe aver origine dalla scomparsa di due bambini che nel 1948, si persero nel dedalo delle gallerie che si trovano sotto il Quadraro, i quali vennero cercati per due giorni e poi fortunatamente ritrovati.
CAMBIAMENTE NEI ANNI
Nel 1903 venne costruito un ingresso alla tomba in muratura, che fu oggetto di numerosi e ripetuti danneggiamenti, come possiamo osservare in questa immagine.
Durante gli anni del secondo dopoguerra la catacomba venne abbandonata in uno stato di degrado sino agli anni più recenti quando venne ripulita, studiata e sigillata nel 1996 ad opera della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
TOMBA DEL MARTIRE SAN BONIFACIO
All’interno del giardino a est del Casale di Roma Vecchia, vi è un ingresso che porta ad un vano sotterraneo, non praticabile forse collegato con la Tomba dei Cento Scalini, si ipotizza che possa corrispondere alla Tomba del Martire San Bonifacio.
Secondo alcune fonte la Matrona Aglae, una nobildonna romana, raccolse il corpo ed il sangue del martire, dopo che questi venne decapitato e scannato, e depose il corpo in un podere di sua proprietà fra il IV ed V miglio, dove poi, dopo alcuni anni, fu sepolta anche la matrona stessa.