FONTANA
del tritone“Su la piazza Barberini
s’apre il ciel, zaffiro schietto.
Il Tritone del Bernini
leva il candido suo petto.”
Gabriele D’Annunzio
SCULTORE
Scolpita in travertino da Bernini tra la seconda metà del 1641 e inizi del 1642, l’artista ha probabilmente catturato il momento narrato nelle Metamorfosi di Ovidio dove l’apparizione di un tritone pone fine al Diluvio voluto da Giove e scatenato da Nettuno.
PIAZZA BARBERINI
Dopo l’elezione a Papa di Urbano VIII, si rese necessario trovare una nuova residenza per la famiglia Barberini. Il 18 Dicembre 1625 fu acquistato un immobile messo in vendita dalla famiglia Sforza, lungo il pendio del Quirinale fra Via Sistina, oggi Via delle Quattro Fontane e la Strada Pia, oggi XX Settembre. Il palazzo sito lungo un declivio permetteva di avere la visione dall’alto verso la città.
Piazza Barberini prospiciente il Palazzo omonimo, aveva un aspetto molto diverso da oggi. La piazza era . La stessa Via del Tritone non era esistente e venne alla luce sono dopo il 1870 quando si decise di effettuare una demolizione delle case che si trovavano più o meno fra Via del Tritone anticamente chiamata Via della Madonna di Costantinopoli e la Via degli Avignonesi. La zona era deserta a tal punto che era chiamata “ capo le case” per indicare il punto più alto in cui vi erano le case
LEGGENDA
«Cessò la furia del mare e, deposto il suo tridente, il dio degli oceani rabbonì le acque, chiamò l’azzurro Tritone, che sporge fuori dai gorghi con le spalle incrostate di conchiglie, e gli ordinò di soffiare nel suo corno sonoro, perché a quel segnale rientrassero flutti e fiumi. E quello prese la sua buccina cava e ritorta, che dalla punta si allarga a spirale, la buccina che, se le si dà fiato in mezzo al mare, riempie con la sua voce le coste da levante a ponente. Anche allora, quando tra la barba madida la portò alla bocca gocciolante e, soffiando a comando, sonò la ritirata, l’udirono tutte le acque del mare e della terraferma, e tutte, udendola, ripresero i loro confini. Calano i fiumi e rispuntare si vedono i colli, il mare riacquista un lido e gli alvei raccolgono i torrenti in piena; emerge la terra, ricresce il suolo col decrescere delle acque, e dopo giorni e giorni mostrano le loro cime spoglie i boschi, coi rami ancora avvinti da residui di fango. Restituita era la terra»
INTERPRETAZIONE
Secondo lo studioso Jacopo Cursetti l’opera può essere interpretata come il simbolo del potere salvifico della famiglia Bernini. La fontana fu realizzata con l’aiuto di maestranze scelte dallo stesso Bernini quali gli scalpellini Lorenzo Flori, Pietro Lambruzzi e Bartolomeo Beltrami, l’intagliatore Giovanni Maria Flacchi, il fonditore Giovanni Pietro del Duca e il fratello del Maestro, Luigi Bernini.
DESCRIZIONE
La vasca di forma quadrilobata alterna linee curve a linee rette all’interno della quale si ergono quattro delfini, intrecciati fra di loro con la testa appoggiata sulla base. Adagiati sui corpi dei quattro delfini due stemmi, uno rivolto in direzione di via del tritone e l’altra verso l’ormai distrutta porta d’ingresso di Palazzo Barberini. Al disopra una grande conchiglia aperta scannellata e doppia. In cima il tritone inginocchiato ritratto nell’atto di soffiare con forza all’interno di una conchiglia che tiene tra le mani da cui sorga un elegante fiotto d’acqua che ricade all’interno della conchiglia e da questa nella grande vasca inferiore. Il tritone riempie le gote d’aria per far suonare la “buccina” ossia la conchiglia
CURIOSITÀ
Il Bernini nominato soprintendente dell’Acqua Felice, venne pagato per l’opera con la concessione di un’oncia d’acqua, che non tardò a rivenderla a prezzo più che maggiorato a favore di Agostino Lugo e di Ersilia Alberina de Ruggeri.
RESTAURO
Nel corso del tempo la fontana fu oggetto di numerosi restauri nel 1932, nel 1987-1988, nel 1990 e nel 2013. Merita ricordare un curioso episodio avvenuto nel 1932. All’epoca le incrostazioni calcaree che si erano formate intorno alla statua superavano il 12 centimetri di spessore. Quando si concluse il restauro, per lo stupore un giornalista gridò allo scandalo chiedendo che fosse restituita la statua originale, credendo in una sostituzione, avvenuta durante il restauro.