FONTANA
delle apiSTORIA DELLA FONTANA
Dopo la costruzione della fontana di Piazza Barberini si doveva risolvere il problema di una cisterna per raccogliere l’acqua di ritorno dalla fontana del Tritone e al contempo creare una fontana abbeveratoio per i cavalli come era uso fare vicino alle fontane monumentali.
Originariamente dalle descrizioni fatte dal Cassio la fontana su realizzataera in “bianchissimo marmo lunenese”.
Inizialmente era situata nell’angolo di Palazzo Soderini fra Piazza Barberini e Via Sistina. Fu rimossa nell’ 1865, depositata a lungo nei magazzini comunali e ricostruita all’angolo di Via Veneto, dove è attualmente collocata.
Nel 1915, quando si decise di ricostruirla, la maggior parte dei pezzi non fu però più ritrovata, e ne venne commissionata una copia ad Adolfo Apolloni, che la ricostruì in travertino con i pezzi della demolita Porta Salaria
ACQUA SU COMMISSIONE
Per poter realizzare la fontana Papa Urbano VIII, concordò con Bernini di realizzare l’opera in cambio di due once d’acqua. Bernini non perse l’occasione e speculò sulla controprestazione ricevuta rivendendo le due once d’acqua per un prezzo più che raddoppiato rispetto a quello di mercato.
PROGETTI DI GIOVANNI DA CASTELLO
Una grande conchiglia con le valve aperte, la valva inferiore posizionata quasi al livello del suolo per permettere ai cavalli di abbeverarsi.
Fra le due valve tra api da cui sgorga dell’acqua
«URBANUS VIII PONTIFEX MAXIMUS
FONTI AD PUBLICUM URBIS ORNAMENTUM
EXSTRUCTO
SINGULORUM USIBUS SEORSIM COMMODITATE HAC
CONSULUIT
ANNO MDCXLIV PONT. XXI»
«Il Sommo Pontefice Urbano VIII, costruita una fontana a pubblico ornamento dell’Urbe, a parte costruì questo fontanile per comodità dei privati nell’anno 1644, ventunesimo del suo pontificato»
LE API
Le api sono il Simbolo della Famiglia Barberini e sono l’allegoria della Divina Provvidenza come rappresentato nell’affresco omonimo Pietro da Cortona. Secondo la leggenda proprio delle ape volò nel conclave da cui poi venne eletto Urbano VIII. Il Papa lo interpretò come segno divino.
LE CRITICHE
L’iscrizione causò numerose lamentele da parte del popolo in quanto il originariamente vi era scritto “…. nell’anno 1644, ventiduesimo del suo pontificato». L’iscrizione infatti fu scolpita nel mese di giugno, ma nel mese di agosto ricorreva l’anniversario dell’elezione a Papa di Urbano VIII. La cosa sembrerebbe che abbia suscitato numerose critiche e pasquinate. I romani la chiamarono per criticare la famiglia Barberini “ la fontana delle mosche”
Nel Diario di Theodor Ameyden leggiamo:
“ 11 giugno 1644 sopra una fontana adornata di fresco dal Papa nell’inscrittione in marmo s’è posto anno Pontificatus XXII due mesi prima che si verifichi il detto, sopra di che andava un distico la cui indicazione era che havendo i Barberini succhiato tutto il mondo volevano succhiare anche il tempo, così con il Pericolo di pungere il Principe.”
“ 25 giugno. Alla notte seguente al sabato passato fù imbreattata l’inscrittione sopra la fontana à Capo le case che diceva anno Pontificatus XXI.”
Alla fontana ci racconta Giacinto Gigli nel suo Diario Romano che attaccarono un foglio di carta alla fontana con questa scritta: “ Prima cieco che indovino”
Il destino poi volle che Papa Urbano VIII non riuscì neppure a festeggiare il 22° anno di pontificato, perché morì otto giorni prima.