FONTANE
DEll'ACQUEDOTTO FELICELA DISTRIBUZIONE DEGLI ACQUEDOTTI
Lo storico Procopio ci narra che, nel 537 d.C. Vitige, Re degli Ostrogoti, durante l’assedio alla città di Roma ordinò di tagliare tutti gli acquedotti per interrompere l’approvvigionamento idrico.
Gli acquedotti furono oltretutto costretti a danneggiare ulteriormente gli acquedotti tappandone gli sbocchi per ordine del generale Belisario, che difendeva la città Roma, per per evitare che i condotti, ormai svuotati dell’acqua, potessero essere usati come vie di accesso dagli Ostrogoti. In questo modo vennero messi fuori uso sei degli undici
L’ACQUA DEL TEVERE E GLI AQUARENARI
Gli acquedotti spezzati dai Barbari avevano distrutto il volto della Roma imperiale, vennero rimessi in funzione gli acquedotti solo parzialmente, ma la gravità dei danni causati agli, e il fatto che ormai non vi fossero più quelle conoscenze per ripararli, la penuria di mezzi tecnici ed economici. La situazione si rese così grave che obbligò gli abitanti a tornare a bere l’acqua del Tevere. Nacquero così gli “aquarenari “ venditori di acqua del fiume purificata per mezzo di grandi serbatoi. Si verificò un grande crollo demografico i romani, privati dell’acqua, si videro costretti ad abbandonare i colli del Quirinale, Viminale e dell’Esquilino, non più alimentati dagli antichi acquedotti.
SPOSTAMENTO DELLA POPOLAZIONE
La popolazione dovette spostarsi nelle zone più basse, in modo particolare verso il Campo Marzio dove si trova lo speco dell’acquedotto virgo, unico superstite alle distruzioni dei barbari.
Così vennero abbandonate tutte quelle strutture che erano nutrite dall’acqua come delle terme la chiusura delle fontane ed il ritorno all’uso delle antiche sorgenti, dei fiumi e dei pozzi.
Le condizioni medievali non avevano consentito il ripristino degli antichi flussi d’acqua determinando solo degli interventi parziali e sicuramente limitati come nel caso, nel 1122, del Fosso della Marrana realizzata per volontà di Papa Callisto II.
LA RINASCITA DEGLI ACQUEDOTTI
Solo verso la fine del XVI secolo prese corpo un progetto della creazione di un acquedotto che potesse accostarsi all’unico acquedotto monumentale romano che era rimasto in uso, l’Acquedotto Vergine. In breve tempo il Comune di Roma dovette affrontare un problema riassunto magistralmente nelle parole dell’Avvocato Theodor Ameyden vissuto durante quel periodo a Roma:
“ Nella materia delle fontane a Roma nasce un grandissimo abuso, et è che il ritorno dell’acqua dalle fontane, ove prima fanno la mostra, fu venduto e spartito per le case de particolari dal tempo delle condotte [ cioè da quando furono distese le condutture per la cittá ] o poco appresso; e nondimeno alle case che si fabricano, di nuovo ogni giorno si vende la medesima acqua piú volte e ne rimangono privi gli primi compratori”.
LA CORSA DELL’ACQUA
Nelle abitazioni private, si diffuse la corsa per accaparrarsi l’acqua, divenne di uso comune l’apertura di fontanelle furtive, cercando inoltre di collocare i rubinetti il piú in basso possibile per poter aumentare la pressione e risucchiare quanta piú acqua possibile ai vicini.
I continui furti depredavano le utenze private e coloro che vivevano nei pressi delle diramazioni piú lontane dell’acquedotto, come nel caso dei Farnese presso Piazza Farnese ricevevano un servizio pressoché inesistente.
UN NUOVO ACQUEDOTTO
Papa Gregorio XIII, dopo il restauro dell’Acqua Vergine, pressato dalle potenti Famiglie Romane dovette porre rimedio a questo problema e verso l’anno 1580 incaricò la costruzione di un nuovo acquedotto destinato all’approvvigionamento idrico delle zone dei colli Campidoglio, Esquilino e Quirinale.
Il cardinale Felice Peretti futuro papa Sisto V, come Presidente delle Acque dell’epoca era conoscenza del progetto, fiutò l’affare ed acquistò un enorme appezzamento di terra sull’Esquilino dove fece costruire la sua Villa Montalto e poco dopo acquistò presso il Quirinale vigna Carafa.
Dopo la morte di Gregorio XIII venne eletto come nuovo pontefice il cardinale Felice Peretti il quale prese nome Sisto V, che non perse tempo ed in solo sedici giorni dalla sua elezione diede incarico agli architetti Domenico Fontana e Matteo da Castello per la costruzione dell’acquedotto.
Fece ripristinare il sistema idrico ricollegandosi alle medesime sorgenti, dell’antico Acquedotto Alexandrino al XIV Miglio della via Prenestina.
Dopo la costruzione della Mostra del Mosè venne così approvato il 9 Settembre del 1587 un programma per la costruzione di nove nuove fontane pubbliche dell’acquedotto Felice, a spese del Comune di Roma, oltre la Mostra:
- Fontana dei Catecumeni in Piazza Madonna dei Monti,
- Campo Vaccino (Foro Romano);
- ai piedi della cordonata del Campidoglio (i due leoni egizi in basalto);
- Colonna Traiana
- Piazza Santi Apostoli
- Piazza Altieri ( odierna Piazza del Gesù)
- Piazza d’Aracoeli;
- Piazza Campitelli (di fronte al Monasterio delli Specchi);
- piazza Montanara, piazza oggi non più esistente, spostata nella Piazza di San Simeone;
Le fontane di Piazza Santi Apostoli e di Piazza Altieri erano state già eliminate durante il pontificato di Gregorio XIII e venne poi eliminata, da parte del nuovo Papa, anche la Fontana della Colonna Traiana. Vennero sostituite da altre tre fontane:
- La fontana del Palazzo Senatorio in Campidoglio
- La fontana lato piazza del Campidoglio l’odierna Fontana del Marforio che venne in seguito spostata
- E la fontana dell’allora esistente piazza Giudia posta all’ingresso di una delle porte del ghetto ebraico
A queste fontane dobbiamo aggiungere la Fontana del Prigione che si trovava nell’allora Villa Peretti-Montalto, residenza privata del Papa.
La Camera Apostolica realizzò invece la Fontana dei Dioscuri sita sul Quirinale, progettata dall’Architetto Domenico Fontana mentre il Capitolo di San Giovanni finanziò la Fontana dell’obelisco del Laterano. Tutte le fontane vennero inaugurate il giorno 9 settembre 1589.
A queste fontane si devono aggiungere altre fontane “semipubbliche”, chiamate così perché alcune famiglie, per poter beneficiare dell’acqua corrente in casa, si assumevano l’onere di mantenere e riparare delle fontane che decidevano di costruire a loro spese. In molti casi lo stato partecipava nella costruzione mettendo a disposizione oltre l’acqua, i materiali o addirittura la relativa copertura finanziaria. Sono fontane Semipubbliche appartenenti all’Acquedotto Felice :
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- Le Quattro Fontane
- Fontana di Piazza Campitelli
RAMO DELL’ACQUEDOTTO A TRASTEVERE
Nel 1592, il Comune cercò di risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico del rione Trastevere. Fu quindi progettata la costruzione di un ramo dell’acquedotto che partendo da Monte Cavallo, avrebbe attraversato il Tevere, alimentando così il rione Trastevere. Purtroppo il progetto naufragò perché il 24 dicembre 1598, la città fu colpita da una devastante alluvione che distrusse il ponte Rotto, l’antico Ponte Emilio che era stato ricostruito da poco nel 1575 su cui avrebbe dovuto passare l’acquedotto.
Nel 1642 il Papa Urbano VIII incrementò la portata dell’acquedotto per poter alimentare la fontana del Tritone e palazzo Barberini.
Ad oggi l’Acquedotto alimenta le seguenti fontane
- Fontana di Porta Furba
- Fontana Obelisco di S. Giovanni
- Fontana del Tritone
- Fontana delle Api
- Fontana di Piazza Campitelli
- Fontana di Piazza delle Cinque Scole
- Fontana dei Tritoni
- Fontana di Piazza Ara Coeli
- Fontana della Dea Roma in Piazza del Campidoglio
- Fontana dei Leoni del Campidoglio
- Fontana del Marforio
- Fontana del Mosè
- Fontana di Villa Medici
- Fontana di Monte Cavallo
- Fontana delle Quattro Fontane
- Fontana di Piazza Madonna dei Monti
- Fontana del Prigione
- Fontana di Santa Maria Maggiore
- Fontana della Navicella
FONTANE SCOMPARSE
- Fontana di Piazza del Gesù detta degli Alfieri
- Fontana davanti al Palazzo dei Signori della Molara a Magnanapoli
Fontane non più alimentate dall’Acquedotto Felice
- Fontana in piazza Santa Maria in Trastevere
- Fontana della Terrina